Schema Therapy

Sii l’adulto di cui avevi bisogno quando eri un bambino.

(Brad Montague)

La Schema Therapy (ST) nasce dalla necessità di un approccio psicoterapico per i pazienti che non rispondono ai trattamenti standard di prima linea (es. terapia cognitivo-comportamentale) e che continuano pertanto a soffrire di patologie croniche, ricadute frequenti o presentano diverse comorbilità cliniche, cioè più patologie insieme. Nel corso degli anni la ST si è rivelata efficace nel trattamento dei disturbi di personalità, la depressione e l’ansia cronica e i disturbi del comportamento alimentare e i trial clinici riguardanti questo approccio sono in aumento.

Il modello teorico (che attinge dai modelli cognitivo-comportamentale, psicodinamico, della gestalt, costruttivista e della teoria dell’attaccamento) integra sia fattori evolutivi sia fattori di personalità ad un livello più profondo, consentendo di pensare in modo più complesso alla psicopatologia, ricostruendo il funzionamento psicologico della persona e gli elementi che sottostanno al sintomo o comportamento patologico in sé e che sono responsabili della “resistenza” al cambiamento. Questi elementi prendono il nome di Schemi Maladattivi Precoci (SMP).

Le origini e il ruolo degli schemi

Gli SMP possono essere visti come una sorta di pattern di pensieri, ricordi, emozioni, sensazioni fisiche ed impulsi che, in maniera rigida e pervasiva, fanno da “sottotesto” ai momenti della nostra vita, interiore e relazionale, condizionando pesantemente l’interpretazione di situazioni ed eventi, causando elevata sofferenza e creando pattern auto-distruttivi.
Gli SMP si generano e consolidano in seguito alla ripetuta frustrazione dei bisogni emotivi primari nel corso della storia evolutiva di una persona (infanzia/adolescenza).

Esempi di bisogni emotivi primari sono:

  • L’attaccamento sicuro agli altri
  • La libertà di esprimere le proprie emozioni
  • La spontaneità, la creatività e il gioco
  • Il senso di limite e l’autocontrollo
  • Il senso d’identità, autonomia e competenza

Questi bisogni vengono frustrati quando l’ambiente in cui l’individuo cresce è dannoso o quando c’è una discordanza tra l’ambiente e il temperamento dell’individuo. A seconda di quali bisogni sono stati maggiormente frustrati nella propria storia personale, ciascun individuo sviluppa SMP che in qualche modo permettono di trovare una sorta di “spiegazione” generalizzata all’esperienza di frustrazione di quei bisogni, in termini purtroppo disadattivi e assoluti.

Per esempio, quando un bambino sperimenta un trauma o è vittima di una violenza, potrebbero svilupparsi schemi quali Sfiducia/Abuso (“penso ti tradirò gli altri mi deluderanno/feriranno”) o Inadeguatezza/Vergogna (“non valgo niente/non vado bene”). Se la storia infantile è carente di calore, attenzione affettiva, comprensione, amore e stabilità il bambino potrebbe sviluppare schemi come quello della Deprivazione emotiva (“a nessuno importa di come mi sento/nessuno mi può comprendere”) o dell’Abbandono (“prima o poi tutti si allontaneranno da me”). D’altro canto, se un bambino viene viziato e iper-protetto, sperimentando troppo di ciò che sarebbe salutare in quantità moderate, potrebbero svilupparsi schemi come quello di Pretesa/Grandiosità (“sono superiore agli altri/posso ottenere tutto ciò che desidero”) o Dipendenza/Incompetenza (“da solo non sono in grado di fare le cose”).

Un solo individuo, tante parti

La ST non utilizza soltanto il linguaggio degli schemi, ma utilizza anche il concetto di “mode” per identificare nell’individuo tutte le modalità/parti di sé che si attivano nelle diverse situazioni, dalla sua autocritica (esigente/punitiva/denigratoria) alla sua parte più vulnerabile e bisognosa (il suo bambino interiore), passando in rassegna tutte le strategie disfunzionali con cui solitamente affronta, in modo inconsapevole, l’attivazione dei propri schemi (es. attaccare gli altri o compiacere gli altri, per timore di essere criticati/ abbandonati; razionalizzare o minimizzare il proprio vissuto, per evitare di essere giudicati e di provare vergogna; “anestetizzarsi” con sostanze o abbuffandosi di cibo, per evitare di sentirsi inadeguati). L’attivazione di uno SMP provoca sofferenza: queste strategie sono reazioni automatiche, che prendono il sopravvento per evitare nel breve termine l’emergere di emozioni dolorose. In terapia ci si appresta a conoscere queste modalità di risposta, per comprenderne non solo la funzione protettiva, ma anche i costi, in termini ad esempio di impatto negativo sulle relazioni o sulla propria salute fisica e mentale. Infine durante il percorso di ST si allenano e rinforzano le risorse dell’individuo (i.e. l’adulto sano) al fine di consentirgli delle risposte più consapevoli e adattive, meno impattanti sulla sua qualità della vita, di modo da indebolire gli SMP e prendersi direttamente cura delle proprie parti vulnerabili, dei propri bisogni e delle proprie emozioni dolorose, in maniera sana e nel lungo termine. In altre parole, l’individuo impara a diventare sempre più genitore di se stesso, riducendo la propria sofferenza e i meccanismi che la alimentano dall’interno e aprendosi al cambiamento mediante scelte più consapevoli, integrate e coraggiose.

Le tecniche e gli strumenti

Questa terapia si avvale sia di tecniche di tipo cognitivo o comportamentale, sia di tecniche emotive ed esperienziali (esercizi di immaginazione, lavoro con le sedie). Queste ultime sono di estrema potenza, perché permettono a chi le sperimenta di ri-attivare sensazioni, immagini ed emozioni legate al vissuto psicologico nella storia evolutiva del paziente, al cuore della sofferenza. Elaborando in seduta ciò che emerge è possibile una sorta di ri-scrittura di alcuni apprendimenti disfunzionali legati ad esperienze passate negative, favorendo una maggiore presa d’atto da parte del paziente dei propri bisogni emotivi. Nella ST, infine, la relazione terapeutica è uno strumento fondamentale di cambiamento: tramite la comunicazione con il terapeuta, al paziente viene dato modo di accedere ai propri automatismi, confrontarli, modularli o interromperli per scegliere modalità alternative più funzionali di gestione della propria sofferenza e delle proprie relazioni. Al paziente viene insegnato come dialogare con se stesso nelle situazioni emotivamente più attivanti, a prendersi cura del proprio “bambino interiore” e dei suoi bisogni.

Letture consigliate

  • Young, J.E. & Klosko, J.S. (1994). Reinventing Your Life: The Breakthrough Program to End Negative Behavior and Feel Great Again. Plume – Penguin Putnam Inc, New York. Tr it: Reinventa la tua vita. Scoprite come modificare voi stessi e liberarvi dalle trappole che vi impediscono di cambiare la vostra vita. Raffaello Cortina, Milano, 2004.
  • Jacob G , van Genderen H , Seebauer. L. (2015). Breaking Negative Thinking Patterns. John Wiley and Sons Ltd




Riferimenti bibliografici

  • Bamelis, L.L.M., Evers, S.M.A., Spinhoven, P., Arntz, A. (2014). Results of a Multicenter Randomized Controlled Trial of the Clinical Effectiveness of Schema Therapy for Personality Disorders. AmericanJournal of Psychiatry, 171(3):305-22.
  • Farrell, J.M., Shaw, I.A., Webber, M.A. (2009). A schema-focused approach to group psychotherapy for outpatients with borderline personality disorder: a randomized controlled trial. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, 40:317 – 328.
  • Joshua, P. R., Lewis, V., Kelty, S. F., & Boer, D. P. (2023). Is schema therapy effective for adults with eating disorders? A systematic review into the evidence. Cognitive Behaviour Therapy, 52(3), 213–231.
  • Masley, S.A., Gillanders, D.T., Simpson, S.G., Taylor, M.A. (2012). A systematic review of the evidence base for Schema Therapy. Cognitive Behavioural Therapy, 41 (3).
  • Taylor, C.D.J., Bee, P., Haddock, G. (2017). Does schema therapy change schemas and symptoms? A systematic review across mental health disorders. Psychology & Psychotherapy, 90(3): 456–479. Published online 2016 Dec 30.
  • Zhang, K., Hu, X., Ma, L., Xie, Q., Wang, Z., Fan, C., & Li, X. (2023). The efficacy of schema therapy for personality disorders: a systematic review and meta-analysis. Nordic Journal of Psychiatry, 77(7), 641–650.